Vivere in una macelleria messicana
Mezzanotte.
La TV parla fitta suonando musica per orecchie distratte.
All'improvviso i miei occhi incontrano il suo...unico, grosso e luminoso. Un occhio di vetro, Polifemo cablato, e dentro c'è una chiazza di sangue..due poliziotti cercano di nasconderla, smuovendola con i piedi. La macchia si allarga mentre un ragazzo grida "è inuitle!non potete nascondere quello che avete fatto!!"
I brividi prendono possesso del mio corpo. Prima invadono la schiena, poi corrono veloci arrampicandosi fino alla cima della testa e da lì, come da un trampolino posto sul vuoto, si gettano per scomparire.
Vedo il "defender", vedo un corpo simile al mio, in una piazza in cui passo spesso, vedo un 'immagine che non è + tale, vedo un 'immagine che è diventata suo malgrado un'icona. Mi sento stupido e inconsistente: quante volte passi in un luogo che trasuda sangue con un pensiero superficiale, con una canzone nelle cuffie? Sento la vergogna. Sento l'ingiustizia che alimenta a grossi bocconi la mia rabbia.
Piango.
Lì non c'ero, Carlo non lo conoscevo, però piango.
La mia città piange ogni volta che questa scena si ripete ed io piango con lei.
Fanculo se pensate che sia retorico. Fanculo se pensate che lo scriva per riempire un post ad effetto, scrivo perche ne ho bisogno. Fanculo se credete che l'ingiustizia abbia un colore o un partito e si...
fanculo anche tu, Alessandro Parodi.
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disegno di Fabrizio Longo